30 giu 2021

Al caffè del Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Strasburgo (MAMCS)



            Strasburgo fine 2019 - Uno scatto dal mio ultimo viaggio prima della pandemia Covid - 19

 

26 giu 2021

Temp da Perdar - Work in progress -


Quando iniziai a fotografare, anni fa, mi capitò di intercettare da più di qualcuno un giudizio come dire, vacuamente morale, che in dialetto delle zone della bassa padana vicino al Po, tra la Lombardia e l'Emilia, dice così: "la gà dal temp da perdar" tradotto: "quella (persona) ha del tempo da perdere".

Espressione riferita a quanti fanno del loro tempo, non importa quanto, attività non immediatamente redditizie, utili a far soldi e perciò, insomma, da sfaticati.

Sono perlopiù espressioni facciali che noto, ancora oggi, sul volto di quanti lo pensano che incontro nel mio peregrinare con la macchina fotografica su e giù tra paeselli e luoghi vari.

Il turista che fa foto, quando è riconoscibile come tale, è ben tollerato. Se invece capita la persona alle 10 del mattino che si aggira in un contesto "normale" e si muove guardando su, giù, destra e sinistra, scrutando, magari fermandosi davanti ad una porta ad osservare per minuti, diventa subito sospetto. Allora, siccome so per esperienza come succede, bisogna fare in modo di tranquillizzare, salutando, spiegare con gentilezza perché sei lì e cosa stai facendo. Spesso si rivela saggio ma l'espressione di chi ti lancia il suo "at ghé dal temp da perdar": hai del tempo da perdere, è chiarissima.

Secondo costoro, ogni propensione o attività sensibile, creativa, artistica, è utile se produce denaro, cioè rientra nella loro "logica produttiva".

Chi scompiglia questo ordine mentale dei "produttori di utilità sociale", risulta nel caso più gentile, uno un po' strano, un po' fuori dalle righe... uno, appunto che ha del tempo da perdere.

Senza scomodare il dibattito su questo nella Filosofia o dalla cultura classica fino ai giorni nostri, ho semplicemente preso atto di una differenza, in taluni casi abissale, con la sensibilità e la psiche di costoro (ognuno è e fa com'è, mi sembra molto più semplice).

Ho preso atto ma li osservo, osservo le conseguenze di una logica che, se non fosse controbilanciata (per fortuna) da tutt' altri mondi (quello dell'Arte, della Musica, della Creatività in generale), sarebbe molto più terribile di quanto già non sia.

TEMP DA PERDAR è un progetto fotografico che ho pensato e sviluppato nel corso degli ultimi tre anni ed è una sequenza di immagini scattate nelle mie ore di "tempo da perdere" nel quale raccolgo il mio sguardo "vagabondo" sul paesaggio che la logica così cara a questi ottimi e saggi produttori di utilità, ha in molti casi contribuito a disintegrare nella sua identità.

Una raccolta di sguardi, di fotografie, che testimoniano gli effetti della mentalità diffusa dell'aggredire, sconvolgere il patrimonio non solo ambientale ma culturale, declinando ogni responsabilità sociale.

L'essere umano occupa spazi in continuazione, distrugge i precedenti, quasi sempre li rende irriconoscibili, ne spoglia o ne costruisce il senso secondo il proprio esclusivo interesse e difficilmente in un'ottica di convivenza col prossimo.

Questo progetto, non è una ricerca sul paesaggio ma una domanda su come andato trasformandosi il significato di comunità che non è più bisogno di appartenenza né ad essa né al territorio.

Lo si vede in ogni dove, basta osservare ciò che abbiamo davanti.

E dunque, a documentare, interrogare, interpretando, lo scempio, va poi qualcuno, io in questo caso, che ha, appunto, del "tempo da perdere".

Entrare da interrogante, come in uno spaesante girone dantesco, munito della propria sensibilità non altrimenti esprimibile, per tentare di comporre la grande immagine di uno sfacelo: il mondo solo apparente, senza più senso della comunità degli uomini troppo "saggiamente" indaffarati e presi dalle "cose utili, che contano".