Iris Claudia Pezzali
Photographer
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Temp da Perdar - Work in progress -
Espressione
riferita a quanti fanno del loro tempo, non importa quanto, attività non
immediatamente redditizie, utili a far soldi e perciò, insomma, da sfaticati.
Sono
perlopiù espressioni facciali che noto, ancora oggi, sul volto di quanti lo
pensano che incontro nel mio peregrinare con la macchina fotografica su e giù
tra paeselli e luoghi vari.
Il
turista che fa foto, quando è riconoscibile come tale, è ben tollerato. Se
invece capita la persona alle 10 del mattino che si aggira in un contesto
"normale" e si muove guardando su, giù, destra e sinistra, scrutando,
magari fermandosi davanti ad una porta ad osservare per minuti, diventa subito
sospetto. Allora, siccome so per esperienza come succede, bisogna fare in modo
di tranquillizzare, salutando, spiegare con gentilezza perché sei lì e cosa
stai facendo. Spesso si rivela saggio ma l'espressione di chi ti lancia il suo
"at ghé dal temp da perdar": hai del tempo da perdere, è chiarissima.
Secondo
costoro, ogni propensione o attività sensibile, creativa, artistica, è utile se
produce denaro, cioè rientra nella loro "logica produttiva".
Chi
scompiglia questo ordine mentale dei "produttori di utilità sociale",
risulta nel caso più gentile, uno un po' strano, un po' fuori dalle righe...
uno, appunto che ha del tempo da perdere.
Senza
scomodare il dibattito su questo nella Filosofia o dalla cultura classica fino
ai giorni nostri, ho semplicemente preso atto di una differenza, in taluni casi
abissale, con la sensibilità e la psiche di costoro (ognuno è e fa com'è, mi
sembra molto più semplice).
Ho
preso atto ma li osservo, osservo le conseguenze di una logica che, se non
fosse controbilanciata (per fortuna) da tutt' altri mondi (quello dell'Arte,
della Musica, della Creatività in generale), sarebbe molto più terribile di
quanto già non sia.
TEMP
DA PERDAR è un progetto fotografico che ho pensato e sviluppato nel corso degli
ultimi tre anni ed è una sequenza di immagini scattate nelle mie ore di
"tempo da perdere" nel quale raccolgo il mio sguardo
"vagabondo" sul paesaggio che la logica così cara a questi ottimi e
saggi produttori di utilità, ha in molti casi contribuito a disintegrare nella
sua identità.
Una
raccolta di sguardi, di fotografie, che testimoniano gli effetti della
mentalità diffusa dell'aggredire, sconvolgere il patrimonio non solo ambientale
ma culturale, declinando ogni responsabilità sociale.
L'essere
umano occupa spazi in continuazione, distrugge i precedenti, quasi sempre li
rende irriconoscibili, ne spoglia o ne costruisce il senso secondo il proprio
esclusivo interesse e difficilmente in un'ottica di convivenza col prossimo.
Questo
progetto, non è una ricerca sul paesaggio ma una domanda su come andato
trasformandosi il significato di comunità che non è più bisogno di appartenenza
né ad essa né al territorio.
Lo si
vede in ogni dove, basta osservare ciò che abbiamo davanti.
E
dunque, a documentare, interrogare, interpretando, lo scempio, va poi qualcuno,
io in questo caso, che ha, appunto, del "tempo da perdere".
Entrare da interrogante, come in uno spaesante girone dantesco, munito
della propria sensibilità non altrimenti esprimibile, per tentare di comporre
la grande immagine di uno sfacelo: il mondo solo apparente, senza più senso
della comunità degli uomini troppo "saggiamente" indaffarati e presi
dalle "cose utili, che contano".